Con il termine fascite plantare si intende un insieme di sintomi a prevalenza dolorosa che coinvolge la fascia plantare. Tra le cause non traumatiche che comportano dolore al piede è la più diffusa. Più di un terzo dei pazienti con fascite plantare presenta gli stessi sintomi in entrambi i piedi.
Negli Stati Uniti colpisce il 10% delle persone almeno una volta nell’arco della vita, l’83% di questi pazienti sono soggetti attivi ed hanno un’età compresa tra i 25 e i 65 anni.
L’eziologia non è chiara ma sicuramente multifattoriale.
Fattori di rischio intrinseci includono:
– un indice di massa elevato, presente in più del 70% dei pazienti con fascite plantare
– la presenza di una spina calcaneare, presente in circa il 50% dei pazienti
– l’eccessiva pronazione del piede, presente tra l’81% e l’86% dei pazienti
– l’età che contribuisce ad assottigliare il tessuto adiposo sub-calcaneare ed aumenta la possibilità di formazione di spine calcaneari
-il piede piatto o troppo arcuato
Fattori estrinseci includono:
– l’uso di calzature inadeguate che non offrono un corretto sostegno all’arco plantare
– occupazioni che necessitano di molte ore in piedi (operai, magazzinieri)
– un rapido aumento dell’attività fisica
La più alta distribuzione della patologia è stata registrata negli atleti, dove è stata riscontrata nel 10% dei corridori. Nella corsa, infatti, durante la fase di appoggio del tallone al suolo, viene a determinarsi una compressione del cuscinetto calcaneare con una forza pari circa al 200% del peso corporeo. Pertanto in sportivi che non hanno un’adeguata resistenza o flessibilità muscolare, che quindi hanno una ridotta capacità di assorbimento degli urti, l’avvio di un nuovo programma di allenamento potrebbe portare a un sovraccarico della fascia plantare.
Nonostante la fascite plantare sia più frequente negli sport che richiedono la corsa e il cammino per lunghe distanze, essa è stata associata anche ad individui giovani che praticano attività sportive
inclusive del salto. Infatti la patologia è frequente anche tra i ballerini, i tennisti e i giocatori di pallacanestro.
Il dolore solitamente è avvertito alla base del calcagno, dove la fascia plantare s’inserisce sul tubercolo mediale del calcagno. Talvolta viene avvertito a livello del mesopiede o sotto le teste metatarsali. Altri sintomi, più rari, includono parestesia, formicolii o sudorazione eccessiva alla base del calcagno.
Comunemente il dolore è più acuto la mattina al risveglio, e si accentua con il carico.
Di notte i piedi assumono una posizione rilassata (con le punte verso il basso), in questo modo il tendine d’Achille si “accorcia” e con questo anche la fascia plantare. Se è in atto un’infiammazione delle fibre, esse alla ripresa della posizione a 90° del piede, non riescono a stendersi e ne deriva un dolore molto forte. Il dolore raggiunge poi la sua massima intensità alla sera, dopo lunga stazione eretta, si può aggravare nel salire le scale o alzandosi sulla punta dei piedi.
All’ispezione, il piede è ricoperto da cute integra; nei casi particolarmente acuti si può rilevare un arrossamento ed un gonfiore sulla pianta del tallone.
Per quanto riguarda la diagnosi, essa può essere fatta con ragionevole certezza basandosi sull’anamnesi, sulla storia del dolore e sull’esame obiettivo.
La diagnostica per immagini, invece, svolge un ruolo limitato nella pratica clinica, anche se può essere utile in casi specifici per escludere altre cause di dolore al tallone, per effettuare, quindi, una diagnosi differenziale, o confermare la diagnosi di fascite plantare quando è in dubbio.
Nel trattamento sono utilizzate varie terapie; inizialmente lo scopo principale è alleviare il dolore, a ciò segue una ripresa graduale dell’attività sportiva, programmando adeguatamente l’aumento dei carichi di lavoro, ritardando nel tempo l’attività di salti, evitando inizialmente la corsa su superfici dure.
Il centro Equilibrium 2.0 propone un’attenta valutazione medica specialistica fisiatrica che delinea, insieme alla figura del fisioterapista, il percorso riabilitativo più adatto al paziente che soffre di questa patologia.
Dott.ssa Caldarelli Erika