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15/Mar/2022

Quel fastidioso dolore inguinale e l’impossibilità nei movimenti più semplici della vita quotidiana, protesi o pulizia dell’anca?
Oggi vi raccontiamo la storia di U., arrivato da noi dopo aver fatto una pulizia in artroscopia dell’anca. U. riferiva dolore da diverso tempo (se non anni) e per lui, sportivo e con un lavoro usurante (tante ore in piedi), è stato scelto un intervento di pulizia dell’anca dopo una diagnosi di impigement di grado severo ma troppo giovane per avere l’indicazione alla protesi.
Dopo aver effettuato l’intervento, giunge da noi qualche tempo dopo e da lì partiamo immediatamente con un piano terapeutico mirato all’aumento del rom articolare (notevolmente ridotto), il recupero della forza sull’arto operato e alla simmetrizzazione del carico sia in statica che in dinamica; tutto quel dolore aveva creato un forte spostamento del carico sull’ arto controlaterale.

Il recupero è stato nei primi tempi notevole, per poi arrivare ad un punto di stallo: infilarsi le scarpe da seduto era diventato il nostro principale obiettivo/limite.
Dopo esserci dati un tempo limite per i nostri obiettivi a lungo termine e non averli raggiunti al livello cui volevamo, abbiamo optato per un secondo consulto con l’ortopedico che ha suggerito la strada delle infiltrazioni ecoguidate di acido ialuronico, in modo da lubrificare maggiormente l ‘articolazione favorendone il movimento.

Ad oggi, dopo la prima infiltrazione, abbiamo già riscontrato un miglioramento nel nostro movimento guida.

E, insistendo sulla forza e sulla propriocezione, riusciremo a raggiungere più rapidamente i nostri obiettivi per assicurare al nostro U. un ritorno all’attività sportiva e, soprattutto, una conduzione dell’attività lavorativa senza dolori o limitazioni.

 

Dott.ssa Alessia Battaglia- Fisioterapista 

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08/Feb/2021

Perché è importante parlare di rieducazione del pavimento pelvico in gravidanza?

E soprattutto quando è più opportuna utilizzarla, nel pre o nel post parto?

In realtà bisognerebbe utilizzare questo importante strumento sia come prevenzione, quindi durante la gravidanza per prevenire problematiche o contenere disfunzioni già presenti, per preparare al meglio al parto, sia esso naturale che cesareo, che nel post partum per ristabilire un corretto equilibrio a livello muscolare e posturale o per lavorare su eventuali problemi lasciati dall’evento stesso ( esempio i danni da episiotomia o lacerazioni, le emorroidi, la stipsi, l incontinenza e i danni da cesareo a livello tissutale).

La domanda ricorrente dopo che si è presa la decisione di fare qualcosa è: “A chi mi rivolgo? Qual è la figura indicata, il professionista che potrebbe aiutarmi in una situazione così delicata e personale?”

Sicuramente il fisioterapista specializzato può delineare e inquadrare bene la situazione, previa valutazione, in modo da inserire il paziente in un protocollo ad hoc, suggerendo anche strategie da attuare a casa in autonomia e eventuali visite specialistiche (aiuto dell’ostetrica di competenza e del ginecologo).

Si può fare educazione del pavimento pelvico con l’obiettivo di programmare una gravidanza o anche tanti anni dopo aver partorito?

Assolutamente sì.

Nel primo caso si può proprio lavorare per dare tono ed elasticità al proprio pavimento pelvico che deve sostenere pesi importanti in gravidanza (parliamo sempre di assenza di disfunzioni).

Nel secondo si può lavorare sulle disfunzioni secondarie al parto stesso e riequilibrare l’intero sistema.

Lavorare sul pavimento pelvico e quindi fondamentale in casi patologici e non.

Dott.ssa Alessia Battaglia


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30/Set/2020

Sicuramente sui giornali o in televisione, avrai sentito parlare di pubalgia, quella condizione patologica che colpisce molto spesso i calciatori a causa di movimenti bruschi come ad esempio un forte calcio al pallone.

La pubalgia è quindi una sindrome dolorosa caratterizzata da forte dolore a livello del pube dovuto a un’infiammazione dei muscoli che si inseriscono sulla sinfisi pubica tra cui i muscoli adduttori della coscia e il retto addominale.

In genere questa sindrome dolorosa è provocata da un eccessivo sforzo dei muscoli adduttori della coscia e degli addominali combinati a microtraumi ripetuti, come ad esempio cambi repentini di direzione, torsioni, corsa, movimenti improvvisi e violenti tipici nei calciatori.

A volte possiamo avere pubalgia anche dovuta a:

  • Dismetria e artrosi di anca e arti inferiori
  • Patologie della schiena, disfunzione dei muscoli addominali e muscoli adduttori della coscia, i quali hanno una funzione antagonista ma equilibrata.
  • Malattie infettive
  • Disfunzioni uro-genitali

Il quadro clinico della pubalgia è caratterizzato da dolore e impotenza funzionale. In genere parliamo di un dolore che si acutizza dopo il movimento e che può compromettere anche le normali attività di vita quotidiana come il camminare, il vestirsi, la salita e la discesa delle scale.

Il dolore che parte dalla zona inguinale può irradiarsi lungo la muscolatura adduttoria e/o addominale, verso il perineo e gli organi genitali.

Spesso i pazienti lamenteranno dolore alla palpazione ed allo stiramento degli adduttori e degli addominali contro resistenza.

A volte a livello dell’inguine possiamo apprezzare rigidità muscolare e la presenza di contratture con la palpazione, in quanto i tendini dei muscoli adduttori sono abbastanza superficiali.

Un’attenta e corretta diagnosi da parte di un medico specialista, quale può essere un fisiatra o un ortopedico, aiuta a capire quale sia la cura migliore per la tua pubalgia.

È molto importante, per fare diagnosi, un’attenta anamnesi del paziente, un esame obiettivo generale con la somministrazione di test clinici e la consultazione di immagini radiologiche, quali le radiografie che mettono in evidenza eventuali fratture o alterazioni del pube, del bacino o del femore; l’ecografia si dimostra importante in quanto può escludere la presenza di un’ernia inguinale e può mettere in evidenza zone di flogosi, ematomi.

Ma la risonanza magnetica si dimostra l’esame di elezione in quanto può dare informazioni dettagliate sia sulla situazione ossea, che sulle strutture muscolari e tendinee.

Una volta diagnosticata la pubalgia, la cura migliore nella prima fase è la riduzione dell’attività fisica e agonistica, quando il movimento peggiora ulteriormente l’infiammazione e quindi la sintomatologia.

Importante sarà intraprendere una terapia fisioterapica per avere una guarigione completa. Il percorso terapeutico per il trattamento della pubalgia è articolato in diverse fasi.

La prima è quella del controllo del dolore e dell’infiammazione in cui vengono utilizzati oltre alle tecniche di massoterapia anche trattamenti con elettromedicali tra cui:

laserterapia

tecarterapia

onde d’urto

ipertermia

Nella seconda fase, il fisioterapista penserà ad un iter riabilitativo adatto alla tua storia clinica e basato su tecniche di terapia manualemanipolazione fasciale e esercizi di riabilitazione funzionale mirati sulle possibilità del singolo paziente.

È importante sottolineare come il trattamento moderno della pubalgia è sempre un insieme sinergico di diversi approcci. Dopo la valutazione e l’individuazione del corretto percorso terapeutico, la terapia manuale può essere coadiuvata dall’ utilizzo di terapia fisica strumentale e dall’allenamento terapeutico. Ultimamente anche l’applicazione di kinesio taping aiuta in casi di pubalgia.

Passata la fase acuta in cui solo il riposo viene considerato la terapia migliore, puoi ora intraprendere una terapia di esercizi riabilitativi seguito dal tuo fisioterapista di fiducia.

Per approfondimenti, puoi consultare: https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/bacino/pubalgia/


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Il Centro Fisioterapico Equilibrium 2.0 nasce a Pescara con l’ idea di abbinare la terapia manuale al movimento poichè esso è parte fondamentale di qualsiasi processo di guarigione e di mantenimento dello stato di salute.

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