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CLASSIC LIST

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01/Mar/2022

“SENTO COME SE AVESSI UN CHIODO NELLA PARTE INTERNA DEL GINOCCHIO”

Ha esordito in questo modo il nostro F. prima di affidarsi a noi per il suo recupero.

F., ex calciatore, è arrivato in studio dopo aver subito, circa un anno e mezzo prima, due diversi interventi chirurgici.

Subito ci riferisce di non aver mai recuperato completamente la funzionalità del ginocchio a tal punto da dover sospendere tutte le attività sportive.

“Non voglio tornare a giocare ma vorrei sentirmi libero di poter fare una corsetta o qualsiasi altra attività sportiva amatoriale quando ne ho voglia” prosegue F. durante la prima valutazione fisioterapica.

 

Dopo aver fatto un’accurata valutazione della postura, un’analisi del cammino e, successivamente, della corsa, mediante i nostri sistemi tecnologici, ci siamo resi conto che molto probabilmente il suo “chiodo” poteva non dipendere dal ginocchio stesso ma da una non corretta funzionalità dei muscoli stabilizzatori dell’anca.

Per F. la reazione è stata sorprendente. Non pensava che il suo dolore al ginocchio potesse dipendere da un’altra articolazione.

Cosi abbiamo proseguito le nostre sedute con esercizi progressivi mirati al ripristino di una corretta funzionalità dell’anca, basati sul recupero della forza e del controllo del movimento.

In questa fase le nostre tecnologie hanno fatto la differenza. F., tramite un continuo feedback visivo, è riuscito a capire meglio quale fosse il corretto movimento da seguire, rendendo il percorso riabilitativo meno stressante e più stimolante.

“Finalmente dopo quasi due anni sono riuscito a fare una corsetta senza avere dolore”, ha esordito F. prima di una seduta. Musica per le nostre orecchie!

Il percorso non è stato semplice, fatto di alti e bassi, ma grazie anche alla sua tenacia F. è potuto tornare a fare quello che più amava, lo sport.

 

Dott. Lorenzo calabrese, Fisioterapista


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16/Lug/2021

L’allenamento della forza e della resistenza in età giovanile è un argomento di interesse per molti ricercatori, medici, professionisti e allenatori. Quando iniziare, quanto è abbastanza o troppo, e cosa prescrivere è costantemente discusso e messo sotto esame. Tuttavia, al momento, prove scientifiche supportano l’idea che esistono grandi vantaggi derivanti dalla partecipazione a programmi di allenamento della forza giovanile, appositamente progettati e che siano supervisionati e gestiti da professionisti qualificati. Inoltre, i benefici dell’allenamento della forza a partire da età più giovani possono alla fine avere implicazioni a lungo termine per lo stile di vita sano di una persona e le capacità nelle future partecipazioni sportive.

Recenti ricerche hanno indicato che l’allenamento della forza può suscitare significativi miglioramenti delle prestazioni in termini di forza muscolare, resistenza muscolare, produzione di energia, velocità di cambiamento di direzione e agilità, equilibrio e stabilità, coordinazione e velocità di movimento negli atleti giovani. Ha anche effetti positivi sulla salute (ad esempio riduzione del rischio di malattie cardiovascolari), oltre a migliorare il benessere psicologico, oltre a contribuire a ridurre sia la gravità che l’incidenza delle lesioni.

 

L’allenamento della forza è ora riconosciuto come sicuro ed efficace sia per i bambini sia per gli adolescenti, quando adeguatamente progettati e supervisionati da professionisti qualificati e coerenti con i bisogni, gli obiettivi e le abilità di ciascun individuo.

Ci sono molti benefici per la salute associati all’attività fisica regolare nei bambini e negli adolescenti. Recenti scoperte indicano che l’allenamento della forza può offrire vantaggi esclusivi per bambini e adolescenti se adeguatamente prescritti e supervisionati, come influenzare positivamente diversi indici misurabili di salute e fitness. Ad esempio:

  • Composizione corporea
  • Profilo di rischio cardiovascolare
  • Ridurre il grasso corporeo
  • Facilitare il controllo del peso
  • Migliora la sensibilità all’insulina
  • Rafforza l’osso
  • Migliorare il benessere psicosociale

Un programma di allenamento della forza sembra essere particolarmente utile per i giovani sedentari che spesso non vogliono e non sono in grado di eseguire periodi prolungati di attività aerobica, come bambini e adolescenti in sovrappeso o obesi. La partecipazione a un programma di allenamento formale che include l’allenamento della forza può fornire un’opportunità per migliorare la propria forza muscolare, migliorare la coordinazione motoria e acquisire confidenza nelle proprie capacità percepite di essere fisicamente attivi.

Nonostante le preoccupazioni precedenti sviluppate da prove non comprovate negli anni ’70 e ’80, l’allenamento della forza sembra essere una strategia efficace per aumentare la salute delle ossa durante gli anni di crescita. Oltre a ottimizzare la salute dello scheletro durante l’infanzia, ciò è importante anche per ridurre la probabilità di fratture più avanti nella vita. È stato dimostrato che la partecipazione al regolare allenamento della forza migliora sia la densità minerale ossea

Esistono prove che indicano che i precursori delle malattie cardiovascolari hanno origine nell’infanzia e nell’adolescenza.

Sebbene non sia previsto un requisito minimo di età per partecipare a un programma di allenamento della forza dei giovani, tutti i partecipanti dovrebbero avere anche la competenza comportamentale fondamentale:

  • Accettare e seguire le istruzioni
  • Comprendere le considerazioni sulla sicurezza di base
  • Possedere livelli competenti di equilibrio e controllo posturale

Pertanto, l’allenamento della forza giovanile potrebbe iniziare con bambini di 5-6 anni, purché presentino queste caratteristiche fondamentali.

Allenamento della Forza in Età Giovanile

Allenamento della Forza in Età Giovanile – 2° PARTE

 

 


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15/Mar/2021

Il legamento crociato anteriore (LCA) è uno dei 4 legamenti più importanti del ginocchio. Viene definito tale perché si incrocia, insieme al legamento crociato posteriore, al centro dell’articolazione. La sua funzione è quella di stabilizzare il ginocchio impedendo lo spostamento anteriore della tibia rispetto al femore.

Esso può essere sottoposto a forti sollecitazioni meccaniche soprattutto durante l’attività sportiva e può andare incontro a rottura. La frequenza di lesione del LCA è stimata tra 0,006 e 10 per ogni 1000 ore di gioco.

Quali sono i meccanismi di lesione del LCA?

Innanzitutto dobbiamo dividere a tipologia di lesione da CONTATTO o SENZA CONTATTO

-gli infortuni da contatto si verificano tramite un’azione durante il normale corso di una partita e comporta un contatto fisico tra due o più giocatori.

-le lesioni senza contatto possono verificarsi dopo la caduta da un salto, per iperestensione, per una flessione forzata del ginocchio e per svolte improvvise, questi sono i meccanismi di lesione che si sviluppano più frequentemente.

 

Tendenzialmente gli aumenti di varismo o valgismo in combinazione con la flessione ed estensione risultano essere determinanti per la rottura del LCA.

Come diagnosticare la rottura del legamento crociato anteriori?

Dal punto di vista strumentale il gold standard per la diagnosi di rottura del LCA è LA RISONANZA MAGNETICA

Dal punto di vista clinico

-Test di Lachman

-Jerk test

-Test del cassetto anteriore

Sono i test utilizzati dall’ortopedico per evidenziare una rottura e un’instabilità articolare.

Cosa fare se il legamento risulta essere rotto?

La ricerca evidenzia come un periodo di 6/8 settimane di pre-operatorio seguito da personale specializzato incentrato sull’incremento della forza e della mobilità articolare porterà benefici nel post-intervento.

L’intervento di ricostruzione del legamento crociato anteriore viene eseguito in artroscopia utilizzando nella gran maggioranza:

-gracile e semitendinoso

-tendine rotuleo

-donatore da cadavere

Dopo l’operazione la ricerca sottolinea come un inizio tempestivo della riabilitazione intorno alla 1 settimana post intervento è consigliato per un tempestivo recupero.

Le fasi della riabilitazione seguiranno precisi parametri con l’obiettivo di diminuire il gonfiore e il dolore e successivamente aumentare e incrementare i parametri di equilibrio mobilità e forza fino al recupero dei movimenti di base e quelli del gesto sportivo.

All’interno del centro Equilibrium ogni passo dal pre-operatorio alla riabilitazione viene impostato dopo una visita Fisiatrica .

In ogni fase medico e fisioterapista lavorano in sinergia per aggiornare e personalizzare il percorso riabilitativo seguendo le più recenti ricerche scientifiche garantendo così una riabilitazione all’avanguardia e “cucita” su misura sul paziente.

Dott. Vittorio Gennaro

 


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16/Feb/2021

Per chi si dedica con impegno e dedizione alla passione per il Padel, è importante svolgere un lavoro a medio-lungo termine per rinforzare tutte quelle articolazioni maggiormente sollecitate e quindi più soggette al rischio infortuni.

Tra tutte, le articolazioni della caviglia e del ginocchio sono fortemente sollecitate dalle frenate post scatto in avanti/dietro e dai numerosi cambi di direzione.

Ma anche le articolazioni di spalla, per i numerosi sforzi compiuti durante il match, e di gomito, per le eccessive sollecitazioni determinate dalle vibrazioni della racchetta.

Noi del Centro Equilibrium 2.0 abbiamo stilato una periodizzazione della preparazione fisica a questo magnifico sport, al fine di poter ridurre quanto più possibile il rischio infortuni a livello delle regioni degli arti inferiori e superiori, altresì per l’incremento della performance.

Il tutto ha inizio con la somministrazione di test FMS per la valutazione di mobilità, stabilità, controllo motorio e forza del cliente/atleta.

Ma anche con l’ausilio della tecnologia di Tecnobody con test propriocettivi su Prokin252, e test di performance su D-Wall.

È importante, successivamente ai risultati dei test, eseguire workout di mobilità/stabilità e controllo motorio lì dove si evidenziano le maggiori carenze, sia riguardanti l’arto inferiore che il superiore.

Per ciò che concerne l’arto inferiore, vengono proposti esercizi propriocettivi in appoggio bi/monopodalico con l’ausilio di tavolette, skimmy o bozu ed esercizi di mobilità mediante l’ausilio di elastici.

Per poi passare ad esercizi di forza sia catena cinetica aperta che chiusa.

Per quanto concerne le articolazioni di spalla e gomito sono importanti esercizi di intra ed extra-rotazione con bande elastiche per il rinforzo dei muscoli della cuffia dei rotatori e uno sguardo importante al muscolo sovraspinoso spesso soggetto ad infortunio.

 

Detto ciò basta davvero poco per prevenire e divertirsi tanto con questo meraviglioso sport.

Cozzi Giuseppe, Personal Trainer


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12/Feb/2021

Fra tutti gli sport di tendenza che sono denominati “overhead”, ovvero che comportano movimenti ripetuti dell’arto superiore, il padel senza dubbio è quello che più degli altri va sovraccaricare le articolazioni di spalla e di ginocchio.

Il gesto (overhead) viene ripetuto continuamente e si esegue principalmente per gli smash o per le volè ma anche nei semplici dritti e rovesci. Esso mette sotto carico tendini della cuffia dei rotatori della spalla ed i legamenti annessi.

Sono molto frequenti di fatto, delle lesioni parziali dei tendini che non coinvolgono tutto lo spessore del tendine stesso, ma la superficie interna della spalla a contatto con le superfici articolari che scivolano e ruotano rapidamente una sull’altra ad altissime velocità.

Il ginocchio altresì è messo a dura prova da rapidi cambi di direzione, salti ed atterraggi ed i carichi sui menischi si fanno sentire perché possono subire delle piccole e fastidiosissime fissurazioni.

Queste problematiche capitano soprattutto nei soggetti che dopo un periodo di sedentarietà vengono a contatto con questo sport in assenza di preparazione fisica adeguata, passando direttamente dalla scrivania ai campi di Padel.

È necessaria quindi sempre un’adeguata preparazione fisica sia di rinforzo, di stabilità e mobilità a livello articolare nonché muscolare.

Molto spesso tali problematiche insorgono proprio per “un alterato gesto tecnico” cioè mancato coordinamento cinetico fra le varie catene muscolari ed articolari.

Per eseguire infatti una battuta corretta od uno smash o una volè non c’è bisogno solo del sostegno della spalla ma anche di una buona core stability, funzionalità della regione glutea e dei muscoli che abbracciano sia la catena anteriore che posteriore dell’arto inferiore.

Altre volte il gesto ripetitivo eseguito senza un’adeguata preparazione può portare ad un’infiammazione della capsula articolare, la famosa capsulite che consiste in dolore in alcuni movimenti nello spazio e riduzione dello stesso movimento.

Gli strappi o stiramenti muscolari a causa della scarsa preparazione all’attività sportiva scelta sono silenti ma sempre in agguato.

Pertanto la terapia conservativa è estremamente importante ed il lavoro integrato tra fisioterapia e chinesiologia può essere un buon connubio per preparare al meglio il soggetto alla pratica del Padel.

Cozzi Giuseppe, Personal Trainer


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06/Nov/2020

Se sei entrato almeno una volta in un centro di fisioterapia avrai sentito parlare sicuramente di tecarterapia.

T.E.CA.R. sta ad indicare Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo ovvero il modo in cui la Tecar-terapia trasferisce energia ai tessuti. Sinonimi possono essere “diatermia da contatto”, “diatermia a radiofrequenza” o “diatermia capacitiva resistiva”.

Come dice già il nome la Tecarterapia è una terapia che agisce somministrando energia ai tessuti e le parole Capacitiva e Resistiva stanno ad indicare le modalità con cui può essere effettuata questa somministrazione. La Tecarterapia può essere inserita in tutti i piani terapeutici per la cura e il trattamento delle patologie legate a mani, spalle, ginocchia, gomiti, anca, colonna vertebrale ed eliminare con efficacia dolori articolari nei pazienti sportivi e non.

La Tecarterapia ha avuto da sempre una grande diffusione nel trattamento delle patologie osteo-articolari, in particolare nell’ambito della riabilitazione del paziente sportivo. Il largo utilizzo nella medicina dello sport è sicuramente dovuto alla grande versatilità della Tecarterapia. Infatti la Tecarterapia può essere utilizzata nel trattamento dei traumi acuti, come nelle patologie croniche ma anche nella prevenzione agli infortuni e nei trattamenti pre-gara.

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COME FUNZIONA LA TECARTERAPIA

Per comprendere quelle che sono le reali indicazioni e controindicazioni terapeutiche della tecarterapia è necessario comprenderne il principio di funzionamento e già il nome può essere d’aiuto a questo scopo.
Applicando il principio fisico del condensatore, la Tecarterapia induce all’interno dei tessuti lesi un movimento alterno di attrazione e repulsione (500.000/ 1.000.000 di volte al secondo) delle cariche elettriche degli ioni presenti nei tessuti corporei.

In tal modo la tecarterapia trasferisce energia ai tessuti senza alcuna somministrazione di energia radiante dall’esterno.
Queste “correnti di spostamento” inducono 3 effetti: chimico, meccanico e termico.

EFFETTI DELLA TECARTERAPIA, COME AVVIENE IL PROCESSO DI TRASFERIMENTO ENERGETICO CON LA TECARTERAPIA?

Per rispondere a questa domanda è importante ricordare che il corpo umano è composto principalmente di acqua e sali disciolti in essa.
Questi sali contenuti nell’acqua, si scompongono in cariche elettriche positive e cariche elettriche negative.
La tecarterapia crea prima una forza che attrae e successivamente una forza che respinge queste cariche elettriche.

Quella che si verifica è una vibrazione degli ioni contenuti nel corpo.
Questo effetto non avviene nel corpo intero ma solo nella parte che è compresa tra la piastra e l’elettrodo utilizzato.  Il paziente non percepisce corrente ma semplicemente sensazioni di tepore.

La tecar non emana radiazioni ionizzanti come quelle che si producono durante le radiografie, quindi non è pericolosa anche se va utilizzata comunque da personale esperto al fine di avere un corretto effetto terapeutico e di non arrecare danni ai tessuti.

TECARTERAPIA, QUALI SONO I BENEFICI

La vibrazione indotta dalla tecarterapia nel tessuto ha diversi effetti a livello biologico e cellulare. E’ possibile infatti riconoscere alla tecarterapia un effetto biostimolante, utile sia nei processi degenerativi che nei processi traumatici, un effetto drenante, utile oltre che nelle patologie estetiche anche in quelle infiammatorie, un incremento della temperatura che può essere utile a rilassare la muscolatura e infine un effetto antidolorifico che è il risultato dei precedenti.

INDICAZIONI TERAPEUTICHE DELLA TECARTERAPIA

La tecarterapia può coadiuvare il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’artrosi, il mal di schiena, le cervicalgie, le tendiniti e fascite plantare.

Può essere un valido supporto nel trattamento delle contratture muscolari e nel trattamento sintomatico della fibromialgia.
Le fibrosi sono un altro campo di applicazione della tecarterapia.

In traumatologia trova applicazione nella facilitazione del riassorbimento degli ematomi e nella biostimolazione delle lesioni muscolari.

Le condizioni in cui la tecarterapia è utile sono moltissime, qui di seguito te ne elenco alcune:

  • distorsioni,
  • tendiniti come ad esempio la tendinite di De Quervain (al polso),
  • borsiti,
  • lesioni tendinee e muscolari
  • Sindrome del piriforme,
  • traumi ossei e osteoarticolari,
  • osteoporosi: ne soffrono soprattutto donne dopo la menopausa;
  • riabilitazione post chirurgica: come ad esempio la riparazione del legamento crociato anteriore o della cuffia dei rotatori,
  • dolori muscolari;
  • pubalgia;
  • edemi: ne abbiamo trattati molti che si erano formati a seguito di una forte contusione;
  • ematomi come quelli che si formano nel caso di importanti lesioni muscolari
  • gonalgia
  • lesione legamento crociato anteriore
  • lesione legamento crociato posteriore
  • tenosinovite
  • stenosante
  • alluce valgo
  • coxartrosi
  • lesione cartilagine triangolare del polso
  • lesioni tendinee: es. la rottura del tendine del capo lungo del bicipite, del tendine del muscolo sopraspinoso o del tendine di achille;
  • gonartrosi
  • fascite plantare
  • epicondiliti chiamate anche “gomito del tennista”
  • epitrocleiti conosciute anche come “gomito del golfista”
  • capsuliti, come nel caso della capsulite adesiva
  • spalla congelata
  • contratture
  • borsiti, spesso se ne vedono in spalle problematiche o nella parte posteriore del gomito (borsite olecranica)
  • dolori muscolari
  • sciatica
  • lombalgia
  • lombosciatalgia
  • cicatrici
  • traumi sportivi
  • condropatia rotulea
  • dismenorrea
  • capsulite adesiva o sidrome della spalla congelata
  • frattura del femore
  • dito a scatto
  • frattura dell’acetabolo
  • frattura della clavicola
  • frattura del calcagno
  • frattura dell’omero
  • frattura della tibia
  • frattura del metatarso
  • frattura del calcagno
  • cervicalgia
  • triggerpoint
  • dolore dietro al ginocchio
  • dolore al centro della schiena
  • dolore al collo

CONTROINDICAZIONI DELLA TECARTERAPIA

Le controindicazioni assolute per il trattamento di tecarterapia sono principalmente 4:

– Pazienti affetti da neoplasie,

– Pazienti in stato di gravidanza,

– Pazienti in età pediatrica,

– Pazienti portatori di pacemaker.

QUANTE SEDUTE SERVONO DI TECARTERAPIA?

Questa è una domanda che il fisioterapista sente spesso dai suoi pazienti e non solo per i trattamenti di tecarterapia.

Poiché ogni paziente reagisce in modo singolare e unico alla terapia, non esiste una risposta certa del tipo “tra sei sedute non avrai più dolore!”.
Magari fosse possibile prevederlo, i fisioterapisti avrebbero tanti pensieri in meno. La risposta viene data in base al tipo di patologia, al tipo di paziente e al tipo di esperienza del fisioterapista, e raramente si danno risposte certe. Il più delle volte si parla di range “tra 5 – 7 sedute si dovrebbero avere dei miglioramenti sensibili”

La frequenza delle sedute dipende dal tipo di persona che stiamo seguendo: se sti sta trattando un giocatore che il giorno dopo deve entrare in campo allora si opta per effettuare brevi cicli ma più frequenti nel corso della giornata, se si tratta del dolore alla schiena di un impiegato di banca, 3 volte alla settimana potrebbero andar bene, meglio ancora se intervallate da un giorno di pausa quindi ad esempio fare: lunedì, mercoledì e venerdi; oppure martedi, giovedi e sabato.
Nel caso di cicli da dieci sedute spesso si pianifica il percorso terapeutico in questo modo: le prime due settimane si effettuano tre sedute a settimana mentre le ultime due settimane, due volte a settimana.

https://www.fisioterapiaitalia.com/tecnologie/tecarterapia/

 

 

 

 

 


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07/Ott/2020

 

La sindrome femoro rotulea è una patologia che si instaura tra l’epifisi distale del femore e la faccia interna, articolare della rotula. Il dolore femoro-rotuleo è considerato una delle forme più comuni di dolore al ginocchio, la prevalenza annuale della sindrome si avvicina al 23% nella popolazione ed è approssimativamente del 29% tra gli adolescenti, a rischio particolarmente elevato sono gli atleti di sesso femminile.

Il sintomo caratteristico di questa patologia è il dolore, gonfiore nella parte anteriore del ginocchio che si presenta in alcune situazioni specifiche, per esempio mentre si percorre una rampa di scale, ma anche dopo essere stati seduti a lungo (questo sintomo è detto in gergo “segno del cinema”).

La rotula inizia a scorrere male nel suo alloggiamento femorale determinando:

  • fitte
  • scrosci articolari
  • cedimenti dovuti al dolore
  • difficoltà a flettere il ginocchio e quindi a svolgere diverse attività quotidiane.

Questo può accentuare un versamento articolare ed una riduzione del tono-trofismo muscolare.

 

 

Le cause

Le cause della sindrome femoro rotulea possono essere sia fisiologiche che dinamiche:

  • valgismo delle ginocchia
  • alterato asse di rotazione femoro-tibiale (intrarotazione femorale o extrarotazione tibiale)
  • sovraccarico funzionale (corridori, saltatori, ecc.)
  • ipotono o ipertono del muscolo quadricipite
  • alterata anatomia dei condili femorali o della rotula

La diagnosi

La diagnosi è principalmente clinica e si basa soprattutto sulla valutazione funzionale dell’articolazione femoro-rotulea. Si può evidenziare una debolezza muscolare o un difetto di asse del ginocchio. Nei movimenti di flesso-estensione del ginocchio si può osservare un’eventuale sublussazione esterna della rotula. Inoltre la valutazione prende in considerazione il ROM passivo e attivo e lo stato muscolare che riguardano l’articolazione del ginocchio ma anche quella dell’anca e di caviglia.

Importante è l’esame radiografico degli arti inferiori per valutare un eventuale eccessivo valgismo del ginocchio come causa predisponente la patologia. Si possono effettuare anche esami radiografici della rotula a diversi gradi di flessione del ginocchio per evidenziare un eventuale “tilt rotuleo” esterno. Utile è anche la Risonanza Magnetica che può valutare l’eventuale compromissione cartilaginea.

Il nostro metodo

Il Centro Equilibirum 2.0, mediante la stretta collaborazione tra diverse figure specialistiche (medici, fisioterapisti e personal trainers), si impegna ad offrire al paziente la migliore soluzione possibile per un ottimale inquadramento diagnostico assolutamente necessario per la realizzazione di un adeguato e individualizzato programma riabilitativo.

  1. La prima fase è la visita dal Fisiatra, medico specialista nella riabilitazione, necessaria affinché si faccia una corretta diagnosi, indispensabile per la realizzazione di un piano riabilitativo personalizzato.
  1. La seconda fase si concentra sulla gestione della sintomatologia dolorosa e dell’infiammazione, quindi in particolare sulla riduzione di un eventuale edema, che limita le autonomie del paziente.

In questa fase il fisioterapista, attraverso la combinazione di tecniche manuali, strumentali e l’introduzione di piccoli esercizi terapeutici, realizza, in accordo col Fisiatra, un programma specifico per il paziente mirato, appunto, alla gestione del dolore e al miglioramento delle attività della vita quotidiana limitate dal processo doloroso e\o infiammatorio.

  1. La terza fase verte sul miglioramento della percezione del proprio corpo, sull’incremento dei movimenti eseguiti in assenza di dolore e sulla stabilizzazione dell’articolazione femoro-rotulea.In questa fase, come in quella precedente, laddove possibile, i nostri terapisti si avvalgono della tecnologia “Tecnobody” per valutare e oggettivare i risultati del paziente. In questa fase vengono prese in esame tutte le attività di vita quotidiana del paziente per restituirgli sicurezza anche durante i movimenti più semplici.
  1. La quarta fase, importante quanto le precedenti, ha come obiettivo l’incremento delle riserve energetiche, della forza e della performance del paziente. Questa fase viene eseguita in assenza di dolore e sotto la supervisione del medico Fisiatra. Il paziente viene valutato attraverso i sistemi Technology della “Tecnobody” e viene stilato un programma per aumentare e\o migliorare il tono-trofismo muscolare. Questo momento è estremamente importante per una corretta stabilizzazione del miglioramento ottenuto nelle fasi precedenti nell’ottica di un mantenimento a lungo termine del beneficio ottenuto dalla terapia.

Dott.ssa Caldarelli Erica

Per approfondimenti puoi consultare l’articolo https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/la-sindrome-femoro-rotulea/

 


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22/Lug/2020

Il morbo di Osgood-Schlatter è chiamato anche Osteocondrosi o Sindrome di Osgood-Schlatter ed è una patologia a carico del ginocchio che colpisce soggetti giovani tra i 10 e i 16 anni, soprattutto di sesso maschile. Il nome di questa patologia è dovuto ai cognomi dei due medici che ne descrissero gli aspetti clinici all’inizio del secolo scorso, loro si chiamavano R. B. Osgood e C. Schlatter.

Nel corso di questo articolo partendo dal significato di questa patologia proseguiremo con un breve richiamo all’anatomia del ginocchio per poi procedere con il raccontarti i sintomi, le cause e i rimedi più utilizzati al giorno d’oggi per coloro che soffrono di questa condizione.

Cosa è il Morbo di Osgood-Schlatter

Questa Sindrome rientra nelle patologie di osteocondrosi e consiste in una degenerazione a carico della tuberosità tibiale anteriore, situata poco sotto la rotula del ginocchio. In molti casi questa condizione è presente in entrambi le ginocchia. Se non fai parte del mondo medico, e non hai competenze specifiche immaginiamo che hai bisogno di qualche precisazione in più.

Cosa è l’osteocondrosi?

Si tratta di un processo di carattere degenerativo che riguarda il tessuto nervoso.

Cosa è la tuberosità tibiale anteriore?

È l’area della tibia, osso della gamba, su cui si inserisce il tendine del muscolo quadricipite, chiamato anche legamento patellare. Quali sono i soggetti più a rischio? Le persone che sono colpite da questa sindrome sono principalmente i ragazzi, in particolare il sesso maschile, in un’età compresa tra i 10 e i 15 anni. Ne soffrono soprattutto coloro che praticano un’intensa attività fisica come ad esempio il calcio.

Quali sono i sintomi di questa patologia?

Il quadro clinico del morbo del morbo di Osgood Schlatter è:

  • Formazione di una prominenza ossea in corrispondenza dell’insersezione del tendine del quadricipite sulla tibia;
  • Gonalgia: Dolore al ginocchio, soprattutto nella parte anteriore, che viene esacerbato dal carico o dall’esecuzione di un’attività fisica;
  • Edema: gonfiore al ginocchio, in particolare nell’area sub rotulea;
  • Calore della cute in corrispondenza della zona dolente.

sindrome di osgood schlatter cosa significa

Quali sono le cause?

Una causa specifica vera e propria non è ancora stata identificata, sicuramente un’attività fisica continua e ripetuta con coinvolgimento degli arti inferiori può predisporre a questa condizione. Questo perché nell’età tra i 10 e i 15 anni, la tuberosità tibiale è ancora in crescita e delle contrazioni importanti del muscolo quadricipite, facendo trazione sulla tuberosità in cui si inserisce il tendine rotuleo, possono stimolare la formazione di una prominenza ossea.

Gli sport che possono predisporre a questa condizione sono: il calcio, l’equitazione, l’atletica leggera, la pallavolo, il rugby, la pallacanestro, il ciclismo…

Oltre allo stress meccanico, sono state riconosciute anche altri fattori come: le predisposizioni genetiche – ereditarie, un’alterazione dell’equilibrio fra la crescita del tessuto osseo e quella del tessuto muscolare e legamentoso.

 

Su cosa si basa la diagnosi?

La diagnosi è effettuata dal medico specialista, solitamente si tratta di medico ortopedico, medico sportivo o medico fisiatra che rileveranno la presenza di gonfiore e dolore locare, esacerbato sia alla pressione manuale che durante i movimenti di flesso estensione sotto carico.

Non è un caso infatti se i pazienti che soffrono di questa patologia hanno dolore proprio quando salgono le scale. Di norma la diagnosi è confermata dalla visione di un’esame RX in doppia proiezione che confermi la degenerazione ossea sospettata all’esame clinico.

sindrome di osgood schlatter diagnosi

Quali sono i rimedi?

Il morbo di Osgood Schlatter ha una risoluzione spontanea in corrispondenza del completamento della crescita ossea, che può avvenire anche due anni dopo l’inizio della sintomatologia. Per controllare il dolore e lo stato infiammatorio, di norma si prescrivono dei cicli di fisioterapia che consistono nell’applicazione di:

Tecniche manuali: come mobilizzazioni articolari e dei tessuti molli, e massoterapia. Hanno lo scopo di ridurre la tensione miofasciale in prossimità dell’inserzione tendinea che è la zona più dolorosa;

Terapia Fisica: i device che utilizzano i fisioterapisti in queste condizioni hanno lo scopo di controllare l’infiammazione e ridurre il dolore mediante la stimolazione biologica del tessuto. I mezzi fisici ad alta tecnologia più utilizzati per questa patologia sono:

1) Tecarterapia: La parola TECAR è Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo, si tratta di un dispositivo che emette radiofrequenze, le quali si ipotizza che generino sul tessuto trattato tre tipi di stimoli biologici: Chimico: normalizzazione del potenziale di membrana, che è alterato in caso di importanti condizioni infiammatorie; termico: durante il trattamento si ha un richiamo di sangue nella regione trattata. Tale effetto produce quindi un aumento del microcircolo e della temperatura tissutale locale. Considera che il calore profondo (detto anche calore “endogeno”) che si avverte nel trattamento, oltre che ad avere un impatto curativo è molto piacevole e rilassante, per questo motivo la tecar è così amata dai pazienti! meccanico: durante e a seguito del trattamento risulta essere più semplice trattare e mobilizzare i tessuti.

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2) Ipertermia: come la tecarterapia anche questo device utilizza radiofrequenze, ma a una frequenza d’onda ben precisa. Utilizzando lo stesso mezzo fisico della tecar, viene da sé che anche l’ipertermia genera calore endogeno. La particolarità di questo macchinario è che permette di dara una maggiore specificità al trattamento poiché il terapista può scegliere la profondità e la temperatura con cui stimolare il tessuto bersaglio, questo è reso possibile poiché l’ipertermia offre solo trattamenti statici e localizzati.

3) Ultrasuoni: come suggerisce il nome, gli ultrasuoni stimolano il tessuto mediante l’utilizzo di onde acustiche. Si tratta di terapie localizzate in punti specifici.

4) Laser ad alta potenza: questo dispositivo stimola il tessuto mediante l’utilizzo dell’emissione di un fascio luminoso ad alta potenza di circa mezzo centimetro di diametro. Questo macchinario è altamente specifico e allo stesso tempo non è indicato per trattare vaste aree.

Esercizi specifici: in particolare sono usati soprattutto esercizi di allungamento muscolare per tutta la catena muscolare anteriore dell’arto inferiore, al fine di ridurre la tensione muscolo tendinea sulla tuberosità tibiale.

Conclusioni

Il morbo di Osgood Schlatter non è una patologia molto diffusa, e non è una condizione dagli esiti tragici. Allo stesso tempo è bene non prenderla sotto gamba, e affidare il trattamento e il controllo clinico a un equipe di professionisti esperti, affinché il ragazzo che ne soffre possa vivere al meglio la sua condizione senza dover rinunciare alle sue attività ludico – sportive.

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/ginocchio/morbo-di-osgood-schlatter/


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